Un classico dolce che ricorda le nonne di tutti. Questa è una ricetta presa direttamente dal ricettario di mia nonna, che sfornava molto spesso questo dolce di pasta frolla piuttosto “burroso” con un ripieno di crema di ricotta e gocce di cioccolato. La ricetta originale vede come ingrediente principale la ricotta di bufala pugliese, ma ovviamente potete usarne di qualsiasi tipo, basta che sia di buona qualità.
Ingredienti:
300 grammi di farina di 00 ( 2 bicchieri)
1 uovo
125 grammi di burro
5 cucchiai di zucchero
250 grammi di ricotta di buona qualità
Gocce di cioccolato fondente
Scorza di un limone grattugiata
Procedimento:
Setacciare la farina e unirla al burro freddo di frigo, mescolare e unire zucchero ( 4 cucchiai) uovo e buccia del limone. Con le mani formare un panetto liscio, avvolgerlo alla pellicola e farlo riposare in frigo per 45/60 minuti.
Nel frattempo unire ricotta, gocce di cioccolato e zucchero rimasto. Mescolare formando un composto omogeneo.
Una volta raffreddato il panetto, stenderne 2/3 su un foglio di carta forno e posizionarlo su una tortiera per crostate, farcirlo con la crema livellando ben bene e formare le classiche strisce posizionandole poi a griglia.
La regina delle Dolomiti è sinonimo di lusso, notorietà e riccanza. Io personalmente adoro quell’atmosfera da “cinepanettone” che si respira nell’aria: proprio qui i fratelli Vanzina hanno aperto le danze con “Vacanze di Natale 83”.
In estate e in inverno, Cortina è una località turistica adatta a tutti, per gli amanti dello sci, del trekking o semplicemente per una vacanza rilassante fatta di shopping e centri benessere.
Tra una sciata sulla Tofane e una passeggiata in Corso Italia, la fame è sempre in agguato, ma per fortuna la cucina ampezzana è in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.
Ma cosa mangiare di estremamente tipico? E soprattutto dove mangiare? Ecco i piatti da assaggiare e i locali dove degustarli al meglio! 😉
Cortina è un crocevia di culture: quella tirolese e quella asburgica si impiantano sul territorio veneto, creando insomma una vera cucina di frontiera.
CASUNZEI ALL’AMPEZZANA
Ravioli ripieni di ricotta e barbabietola (o rape rosse), conditi con burro di malga, parmigiano e semi di papavero. Vi ho fatto venire fame ? Si si, lo so!
CHENEDEI
Versione ampezzana dei canederli tirolesi, ripieni di lardo, speck, formaggio e spinaci, preparati al burro o in brodo. Quante ore in palestra per smaltirli? ;
ZUPPE
Come antipasto o primo piatto le zuppe sono l’ideale per assaporare la vera essenza della montagna: piatti poveri e di origini antichissime, come la zuppa d’orzo, di fave o la classica riso e piselli.
PUCCIA
Il suo nome in dialetto significa ” cosa venuta male”, ed dato dal fatto che questo pane può sembrare non lievitato. La puccia è a base di farina di grano tenero e segale, con semi di cumino, semi di finocchio e lo “zigoinr”, un origano che cresce nella zona. Potete trovarlo in ogni panetteria, come companatico nei ristoranti e usato molto spesso per la preparazione di piatti ” rivisitati” . Da accompagnare anche ai salumi e formaggi tipici.
PATATE ALL’ AMPEZZANA
Un contorno pazzesco e stragoloso! Patate saltate in padella con cipolla e riccioli di speck. Abbinate ad un secondo a base di selvaggina, come uno spezzatino o una tagliata di cervo sono una meraviglia!
APFEL-STRUDEL DI MELE
Torta di mele tipica tirolese, diffusa anche a Cortina, al contrario del dolce tipico austroungarico questa può essere preparata con una base di pasta sfoglia, pasta bresee o pasta frolla, con ripieno di mele o pere.
MA DOVE MANGIARE?
A Cortina ci sono tantissimi ristoranti e locali che offrono una cucina di qualità con un buon rapporto qualità prezzo: ovviamente dovete pensare che siamo in una delle località più rinomate d’Italia e la parola ” economico” – se pronunciata – potrebbe provocare una valanga.
Questi sono i miei ristoranti preferiti che dovreste assolutamente provare:
Baita Fraina: una tipica baita di montagna un po’ defilata, dove trovare tipiche sale in legno e una cucina legata al territorio e ai suoi sapori. Una cantina eccellente e ottime dritte da parte del personale (consiglio un Merlot spettacolare, Rosso del Miglio, cantina Case Paolin). Qui la leggenda narra si faccia la miglior mousse al cioccolato di Cortina, se sia vero non lo so, so solo che è divina!
Il vizietto di Cortina: in pieno centro al paese, un posticino con un’impronta giovane e frizzante, che di diversifica dagli altri locali ampezzani. Anche il menù offre, oltre alle classiche proposte, una selezione di piatti adatti ad ogni esigenza, come per esempio crudi di mare e ottime proposte vegetariane. Un’attenzione particolare al km 0 e alla ricercatezza delle materie. Cantina varia che spazia anche con vini esteri. Conto: 40-50 euro a testa
Ristorante al Camin : Moderno stile alpino per questo ristorante appena fuori dal centro del paese. Un menù sapientemente rivisitato e un tortino al cioccolato da perderci la testa! Conto : 50-60 euro a testa
Chalet Tofane: ai piedi della pista Tofane, questo moderno chalet offre un vasto menù per soddisfare tutti. Dagli aperitivi in “apres-sky mood” al raffinato ristorante che oltre ai piatti tradizionali, offre anche pizze, portate fredde e insalatone. Dal pranzo alla cena, a mio avviso, una buona alternativa per chi non ha particolari pretese.
Lago Scin: carino, carino, carino e semplice, come dovrebbe essere un ristorante di montagna. Menù strettamente legato al territorio e una qualità delle materie prime pazzesca. Un piccolo angolo di paradiso con un ottimo rapporto qualità prezzo. Conto: 35-40 euro a testa
Lago Ghedina ristorante: immaginate un laghetto immerso in una radura in mezzo al bosco. Questa è la location che vanta questo ristorante, trovato quasi per caso dopo una mattinata di trekking. Romantico e fatato, offre un menù tipico con piatti rivisitati. Ottimo il servizio e soprattutto le grappe fatte in casa offerte 😉 Conto: 40-45 euro a testa.
El camineto: premessa: ve lo consiglio solo per la location e per la vista mozzafiato. I piatti sono discreti, nulla di eclatante. Classico locale altamente instagrammabile e commerciale, però credo che pranzare su una terrazza al sole, vista Dolomiti, valga molto, e si può chiudere un occhio. Conto: 50-60 a testa.
“Non c’è amore più sincero dell’amore per il cibo.” (George Bernard Shaw)
E che San Valentino è senza una torta estremamente golosa, ma soprattutto pucciosissima e tenerona?
In questi giorni mi si è rotto il forno e nella disperazione ho pensato ad una torta velocissima da preparare con pochi ingredienti, senza cottura, per deliziare i palati della vostra dolce metà o dei vostri amici in un super party organizzato per osannare l’ essere single (furbini 😉 )
Ingredienti:
300 grammi di biscotti secchi
100 grammi di burro
150 grammi di cioccolato fondente
100 grammi di ricotta
100 grammi di mascarpone
Procedimento:
Riducete in farina metà dei biscotti e uniteli al burro sciolto, formate un composto omogeneo e in una teglia a forma di cuore (ricoperta di carta forno) formate la base appiattendo bene con le mani; mettete in freezer per 20 minuti.
Nel frattempo sciogliete il cioccolato fondente a bagnomaria e “sbriciolarìte” i rimanenti biscotti (non ridurli in polvere ma in modo grossolano). Unite il cioccolato sciolto alla ricotta e mascarpone e – una volta ottenuta una crema omogenea – aggiungete i biscotti. Mescolate bene e versate il tutto sopra la base raffreddata. Appiattite con le mani e livellate.
Decorate a piacere usando la fantasia: io ho usato delle spumiglie colorate e dei cuoricini di cioccolato bianco (Paneangeli), potreste anche decorare con panna spray per poi usarla con il partner che dite? 😉
Buona festa dell’amore amici!
Bacissimi!
Ps: un pensiero al mio forno che possa riprendersi presto, grazie ! 🤣
Imponenti e alte montagne come il Cervino, il Monte Rosa, il Monte Bianco e il Gran Paradiso fanno da cornice a quella che è la regione più piccola d’Italia: la Val d’Aosta.
Riservata e misteriosa, racchiude un fascino da scoprire nei suoi castelli, nelle sue vallate, nei suoi borghi e soprattutto nella tradizione enogastronomica, ben radicata e amata. Dopo una camminata tra i boschi o una sciata cosa c’è di meglio di un lauto pasto a base di prodotti tipici?
Polenta
E qui potete sbizzarrirvi: concia (ricca di fontina), carbonada, con la salsiccia, con i funghi. Un piatto unico da condividere, semplice e amato da tutti.
Seupa à la Vapelenentse
Si tratta di una zuppa preparata con pane bianco o nero raffermo, fontina, burro e brodo preparato con il cavolo verza. Un primo piatto ricco e sostanzioso, da gustare nelle rigide serate d’inverno, che meraviglia!
Bistecche alla valdostana
Le famose fettine di vitello ricoperte di fontina e prosciutto cotto: semplici e gustose sono amate da grandi e piccini.
Selvaggina
Cervo, capriolo, camoscio sono i protagonisti dei secondi piatti della tradizione Valdostana, se amate la carne “selvatica” non potete perdervi le tartare, tagliate, il famoso Civet di camoscio brasati e affettati di questi animali.
Formaggi e salumi
Terra di malghe non poteva non avere dei meravigliosi prodotti caseari da abbinare a profumati salumi in taglieri fenomenali: fontina, toma di Gressoney, Bleu d’Aoste, formaggi ovi-caprini da accompagnare a salame di cervo e capriolo, mocetta, lardo d’arnad DOP e Jambon de Bosses Dop.
Un piatto a base di sola fontina è la Fonduta, molto conviviale e allegro, consiste nello sciogliere il formaggio in una pentola apposita, detta cuaquelon, nella quale il commensale intinge il suo pezzo di pane o patata grazie all’ausilio di una forchetta da fonduta.
Tegole dolci valdostane
Il più classico dei dolci regionali, fatte con nocciole, mandorle e vaniglia e dalla tipica forma a disco sottile.
Vini Valdostani
Le particolari condizioni climatiche della Val d’Aosta, unite alle caratteristiche dei terreni e alla loro esposizione e pendenza, non hanno certo reso la vita facile ai viticoltori. Tuttavia, il recupero e la valorizzazione della coltivazione della vite nella regione ha creato una gamma ampia e qualificata di vini di montagna prestigiosi, riuniti sotto un’unica Denominazione di Origine Controllata Vallée d’Aoste.
Torrette, Petit Rouge, Chambave Rouge, Enfer D’Arvier ecco alcuni dei più famosi vini Valdostani da accompagnare ai piatti della tradizione.
Ma dove mangiare in Val d’Aosta ?
Se partite per un Tour Enogastronomico in Val D’ Aosta o semplicemente volete rifocillarvi nei migliori dei modi dopo una giornata di trekking o sugli sci ecco i ristoranti da provare assolutamente per assaporare al meglio la cucina Valdostana.
Osteria da Nando (Aosta): nel cuore della città, un posticino a conduzione familiare con un menù tipico a prezzi contenuti.
Baita Ermitage (Courmayeur): fuori dalla modaiola Courma, questa baita di montagna vi rapirà il cuore, con i suoi prodotti genuini a km 0, le porzioni abbondanti e un vino della casa pazzesco.
La Luge (Cervinia): un pò defilato, ma con una vista panoramica, questo locale potrà soddisfare ogni palato, anche i più difficili.
La Chaumiere (Plan Checrouit, Courmayeur): direttamente sulle piste, questo locale offre una vista mozzafiato di giorno e un’esperienza romantica di sera. Menù rivisitato alla perfezione e servizio ottimo.
Chalet Plan Gorret (Courmayeur): il ristorante del cuore… in tutti in sensi. Incantevole e romantico, offre un menù tipico e uno di pesce! Ebbene sì, la proprietaria sarda ha voluto portare una ventata marina nella bella Courma, bella idea!
Laghetto (Brusson): cucina solida Valdostana in un locale rustico, ma con una ventata di modernità.
Maison de Filippo (Courmayeur): avete presente le vecchie osterie di montagna con le travi in legno, le pentole in rame appese al soffitto e le tovaglie a quadretti bianche e rosse? In questo delizioso ristorante storico potete trovare una cucina della nonna per ritrovare i veri sapori di una volta.
Lou Ressignon (Cogne): cucina semplice e genuina con specialità alla griglia. Tradizione di famiglia dal 1966.
Café Quinson (Morgex): cucina sapientemente rivisitata in una superba chiave modena. Ottima carta dei vini.
Pierre Alexis 1877 (Courmayeur): tradizione e contemporaneità si fondono perfettamente in questo elegante locale nel centro di Courmayeur. Ottima la tartare di cervo.
Prenotate una vacanza in valle d’Aosta e buon appetito! 😉
Gli involtini al sugo sono una ricetta che profuma di italianità e di tradizioni locali, soprattutto al centro e al sud della nostra penisola. Io li amo, soprattutto per poter poi fare la scarpetta con il sugo 🙂
La mia versione è leggera e gustosa, grazie alla sostituzione di farciture a base di fomaggio e salumi con zucchine grigliate e aromi.
Buon lavoro e sporcatevi la faccia di sugo mi raccomando!! 😉
INGREDIENTI (per 4 persone):
600 grammi di fesa di tacchino o petto di pollo a fette
1 litro di passata di pomodoro Mutti
2 zucchine
aromi vari (rosmarino, salvia, origano)
1 scalogno, 1/2 sedano, 1/2 carota per soffritto
1 cucchiaio di olio
Sale qb
PROCEDIMENTO:
Soffriggete le verdure con un cucchiaio di olio in una pentola dai bordi alti e successivamente versate la passata. Nel frattempo grigliate (o cuocete al vapore) le zucchine tagliate a fettine sottili e – una volta ben cotte – posizionatele sopra la fettina di carne ricoprendole con aromi e sale; formate l’involtino facendo attenzione a chiuderlo bene e fermatelo con due stuzzicadenti. Immergete gli involtini nel sugo e cuocete con coperchio e a fiamma bassa per 45 minuti.
Servite ben caldi con un contorno di verdure e crostini di pane!
Non finirò mai di impazzire per il profumo delle arance che incontrano il cioccolato, dolce e provocatorio allo stesso tempo… ti entra nelle narici e ti fa letteralmente sballare!
I miei muffin al cioccolato fondente hanno un cuore di marmellata di arance che vi lascerà senza parole! Provateli!
Sono senza glutine e senza lattosio.
Ingredienti (per 12 muffin)
100 grammi di farina di avena
100 grammi di farina di riso
2 cucchiai di olio di riso
Uno yogurt senza lattosio
1 uovo
2 cucchiai colmi di zucchero di cocco o integrale
Succo di una arancia
100 grammi di cioccolato fondente
Marmellata di arance (possibilmente con pochi zuccheri, io ho usato quella di Hero)
Procedimento:
Unite gli ingredienti liquidi e mescolate, mentre nel frattempo sciogliete a bagnomaria il cioccolato. Unite lo zucchero, l’uovo e dopo avere formato un composto omogeneo, pian piano unite le farine con il lievito. Come ultimo aggiungete il cioccolato fondente e, se il composto risulterà troppo “ compatto” e asciutto, aggiungete qualche cucchiaio di acqua per “ lisciarlo“.
Versate metà della crema negli stampini per muffin, e aggiungete un cucchiaino di marmellata nel centro di ognuno, coprite con il resto del composto e infornate per 20 minuti a 180 gradi.
Percorrendo la strada del vino più famosa della provincia di Brescia, si può incappare in ristoranti (anche stellati), osterie e splendidi agriturismi. La fa da padrona la cucina bresciana, con le sue ricette tradizionali della domenica a pranzo, o più “fighette” per chi ama sperimentare e osare.
Il tutto accompagnato, ovviamente, da bollicine nostrane, che con il loro metodo classico, sono uno delle tipologie di vino più amate al mondo, capace di rendere il Franciacorta un’autentica icona.
Ecco gli indirizzi da non perdere assolutamente:
Le due colombe (via Foresti 13, Borgonato): una stella Michelin e una tradizione tramandata dalla nonna. Una meravigliosa location in un borgo nascosto e intimo, eleganza negli arredi mantenendo la tipica sobrietà franciacortina. Piatti di carne e pesce con accostamenti sublimi, consigliato il manzo all’olio e la patata viola con gambero rosso e Franciacorta. Ottima carta dei vini.
Barbogliode Gaioncelli (via Nazario Sauro, Colombaro): ristorante che nasce all’interno dell’ omonima cantina vitivinicola. Pochi tavoli all’interno di sale rustico/eleganti, servizio impeccabile e un ottimo servizio sommelier, una cucina legata al territorio…ma non troppo.
Dispensa Pani e Vini(via Principe Umberto, Torbiato): ristorante gourmet, osteria, enoteca e wine bar per soddisfare ogni esigenza. Una qualità dei prodotti sopra la media, dal tagliere dell’aperitivo agli ingredienti dei piatti proposti. Clima conviviale e giovane. Lista vini super fornita.
Osteria della villetta (via Marconi 104, Palazzolo sull’Oglio): una ristorazione tramandata di generazione in generazione. Locale informale e familiare dove gustare i piatti della tradizione, dal manzo all’olio, la trippa e i salumi del territorio, tutto accompagnato da bottiglie di qualità.
Dina (via Santa Croce 1, Gussago): in un rustico casale dell’ 800, nasce il sogno di uno chef che ha fatto del suo ristorante un teatro culinario e recita una parte allietando i propri ospiti. Una cucina da sperimentare con interferenze goliardiche. Ottima la carta dei vini.
Leonefelice-Vista lago (via Vittorio Emanuele, Erbusco): all’ interno dell’Albereta Relais & Châteaux, un ristorante elegante e minimal con una splendida vista sul lago di Iseo. Una cucina contemporanea di alta qualità e una carta vini d’eccellenza.
Cappuccini cucina San Francesco (via Cappuccini 54, Cologne): nell’omonimo resort, un romantico ristorante in un’ambientazione elegante e raffinata. Una cucina rivisitata con il cuore di chi è legato al proprio territorio e a quello dei suoi vini.
Cadebasi (via Conte di Cavour 11, Erbusco): una cucina lineare e raffinata in un locale modaiolo, dall’aria minimal e ricercata. Ottima la formula dei “buffetti“ ; non antipasti , ma esperienze, sulla falsa riga delle tapas spagnole.
Il crumble è un dolce tipico inglese, in cui la frutta viene coperta da uno strato di “ briciole” croccanti. La versione alle mele è la più diffusa, ma si possono utilizzare altri frutti come ciliegie, pere, frutti rossi o addirittura prosciutto e formaggio per la versione salata.
Il mio crumble è leggerissimo, perché ho sostituito l’olio al burro e farina di riso, mandorle e avena (senza glutine, ma si può utilizzare anche quella normale se non avete intolleranze) al posto della 00.
Provatelo! 😉
Ingredienti frolla:
1 uovo
4 cucchiai di olio di riso
2 cucchiai di zucchero di cocco
70 grammi di mandorle frullate (o farina di mandorle)
4 cucchiai di farina di avena senza glutine o normale (o fiocchi frullati e resi farina)
90 grammi di farina di riso
Ingredienti base:
2 mele grandi (o 3 piccole)
Una tazza di frutti rossi (mirtilli, fragole, lamponi)
Succo di mezzo limone
Cannella qb
Procedimento:
Tagliate le mele a cubetti e cuocetele in una pentola per 3/4 minuti, insieme alla frutta rossa, alla cannella e al succo di limone. Nel frattempo unite in una ciotola l’uovo, zucchero, olio e mescolate con una forchetta. Pian piano aggiungete le farine e amalgamate il tutto formando un composto “sbriciolato“.
In una pirofila stendete la frutta e poi copritela (usando le mani sbriciolando il composto) con la frolla.
Saldi Saldi Saldi! La parola magica che, come una chiave, apre i portafogli di tutti noi, anche di chi è allergico durante il resto dell’anno al mio sport preferito, ovvero, lo shopping!
Uscire da un negozio con l’aria fiera di aver fatto il cosiddetto ” colpo grosso” è una grande soddisfazione. Bisogna però fare attenzione a non farsi prendere la mano, cadere nel girone infernale degli sconti è un attimo, e per non finire come Dante in una selva oscura di articoli che non vedranno mai la luce del sole ma solo il buio del vostro armadio, bisogna puntare a quei capi, accessori o scarpe catalogati come i “must have”, cioè i pezzi assolutamente necessari per il nostro guardaroba.
Eccone alcuni!
– Cappottocolor cammello : un classico intramontabile, chic e glamour adatto ad ogni occasione (tranne la sera, mi raccomando!), qualunque sia il vostro stile troverete il Camel Coat irresistibile. Da Max Mara a Prada, indipendentemente dal vostro portafoglio la qualità del cappotto è fondamentale e potete trovare ottimi capi su Intred-Diffusione tessile, outlet di grandi marchi ” smarcati” , ovvero senza etichetta. Esistono vari punti vendita fisici oppure il comodo sito online.
– Stivaletti in pelle : comodi e versatili sono un evergreen da indossare sia in ufficio che per una serata informale. Da Zara ai grandi marchi le proposte sono innumerevoli per tutte le tasche.
– Borse di grandi marchi : avere una borsa firmata al braccio portata con classe è un lusso che con i saldi tutti possono permettersi. Ci sono alcune case di moda che scontano notevolmente le “ vecchie “ collezioni, sia in boutique che nei vari rivenditori, ad esempio Elisabetta Franchi, Furla, micheal kors e Patrizia pepe.
– Abbigliamentoda montagna : pile, maglie termiche e completi per gli sport invernali, articoli che non devono mancare nei nostri armadi, sia che voi siate dei maniaci dello sci alpino o degli snowboarder fichissimi, sia che siate quel genere umano che “ la montagna solo in cartolina” , perché non si sa mai che un giorno vi svegliate e il vostro partner vi proponga un weekend chic a cortina, perché ci vanno gli influenzeeerr, e la cosa più pesante che avete è il pigiama felpato.
– Maglieria Ralph Lauren : che sia una camicia, una polo o un maglione , l’iconico capo con il cavallino sul petto è quel qualcosa vi farà venire voglia di iscrivervi ad un country club o imparare a giocare a golf, usare con cautela!
A parte qualche veloce visita in passato, per me è stata la prima volta in questa meravigliosa città.
Napoli è una delle città più famose ed amate d’ Italia. Con i suoi simboli caratteristici si è fatta apprezzare in tutto il mondo: una città che bisogna conoscere e vivere prima di giudicare, sottoposta spesso a luoghi comuni non sempre benevoli.
3/4 giorni sono l’ideale per visitare al meglio Napoli, godendovi senza fretta ogni dettaglio, profumo ed emozione.
L’aeroporto è molto vicino al centro della città, e con un taxi (18 € per una corsa) o bus (5 € a testa) in 15/20 minuti potete comodamente raggiungere la vostra destinazione.
Il centro di Napoli è pieno di b&b o affittacamere con ottimi prezzi, noi siamo stati al B&B San Lorenzo, vicino alla Cattedrale di San Gennaro: un affittacamere travestito da B&B, ovvero di quelli in cui il proprietario lo sentì solo telefonicamente e la colazione è sempre disponibile, a base di merendine confezionate, caffè e succhi (per chi non ha pretese insomma).
Primo giorno
Dopo aver sistemato i bagagli in camera, visitiamo la cattedrale di Santa Maria assunta, che custodisce il battistero più antico d’Occidente, quello di San Giovanni in Fonte, e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva le reliquie del santo patrono della città.
Ci attende quindi il complesso di Santa Chiara, con chiostro maiolicanoo chiostro delle clarisse, a mio avviso il più bello dei quattro chiostri del complesso.
La fame si fa sentire e decidiamo di provare per pranzo una delle famose pizzerie della città, la prescelta è L’antica pizzeria da Michele. Preparati ad una lunga attesa, prendiamo il bigliettino numerato (ebbene sì) e dopo un paio di giri di spritz e torta di biete in un bar nei paraggi, arriva il nostro turno. Location molto spartana e non aspettatevi un menù, le pizze proposte sono 2: Margherita o Marinara. Sinceramente ho trovato la pizza un po’ deludente, tutto quel caos e quei premi per una pizza “banale” che ho trovato quasi cruda… sicuramente ne ho mangiate di migliori con soli 10 minuti di attesa.
Nel pomeriggio visitiamo Castel dell’Ovo, tra i quartieri di San Ferdinando e Chiaia. Meravigliosa struttura direttamente sul golfo, molto instagrammabile 😉
Dal castello in una decina di minuti si arriva alla famosa Via Toledo, passeggiata rinomata per lo shopping che inizia nella meravigliosa Piazza Plebiscito e finisce a Piazza Dante.
Vale una visita anche Palazzo Reale che potete trovare In piazza Plebiscito, sede della biblioteca nazionale, e adibito a polo museale soprattutto degli appartamenti reali. Consiglio la prenotazione online perché le code alla biglietteria sono sempre molto lunghe.
Prima di cena ho adocchiato un posticino per l’aperitivo mica male in via Port’Alba 28 (zona piazza Dante): la Libreria Berisio, incantevole locale adibito sia a cocktail-bar sia a libreria! Una vera chicca!
Finalmente si cena (sono molto felice a ore pasti!! Eheh) all’Osteria il Gobbetto! Una trattoria tipica nei pressi di Chiaia/Quartieri spagnoli. Menù dettato a voce, gentilezza e simpatia tipica napoletana mi mettono ancora più appetito. Cominciamo con una serie di antipasti della casa da dividerci, come i friarelli, la mozzarella di bufala, le cozze, la parmigiana, la mozzarella in carrozza e le melanzane fritte (alla faccia dell’antipastino direte voi..😏) per poi proseguire con degli spaghetti alle vongole, pesce spada alla griglia freschissimo e concludere con una pastiera da sogno! Tutto ciò a 30 euro a testa (compreso vino, acqua e coperto).
Secondo giorno
Mi sveglio con una sola cosa in testa: la sfogliatella!!! In pieno centro storico mi attende la storica Pasticceria Scaturchio, famosa per i suoi dolci; dalla sfogliatella, al babà, alla cassata, alle zeppole e molti altri. Opto per due sfogliatelle: la riccia e la liscia. Sublimi e molto sostanziose (la seconda non sono riuscita a finirla! Io!!), locale senza posti a sedere all’interno ma solo all’esterno (con un corposo supplemento).
La mattina prosegue con la famosa visita a Napoli sotterranea. Per la città ci sono varie associazioni che gestiscono la ristrutturazione, il mantenimento, le visite ai turisti, e ad ognuna è affidato un pezzo delimitato della città, con diverse caratteristiche.
Consiglio almeno un paio di visite con i diversi gruppi organizzati, la prima è stata con Laes (https://www.lanapolisotterranea.it/ ) e la durata è circa di 1 ora e mezza circa, e ed consigliabile sempre la prenotazione.
Risorti dalle tenebre un giro in via Toledo, magnifica via dello shopping e dei negozietti nascosti, (se siete amanti del vintage consiglio un negozio vintage chiamato Happy vintage to you in vicoletto Chiaia 3) , per poi raggiungere il lungomare di Margellina e crogiolarsi al sole con uno spritz in mano.
Per il pranzo Tandem ragù è il prescelto! E indovinate qual è il piatto forte?? Ma quale se non il ragù in tutte le sue forme! Ci sono 5 locali sparsi per la città e consiglio ovviamente la prenotazione!
Da non perdere le polpette al sugo, la pasta con la carbonada e la “scarpetta “ (porzione di sugo da pucciare con il pane, mamma mia 🤩) .
Per smaltire il pranzo una bella camminata per le vie nascoste della città è quello che ci vuole, dai quartieri spagnoli ai presepi di San Gregorio Armeno, fino ad arrivare all’Orto botanico (ingresso gratuito, vedi sito per orari).
La città partenopea è ricca di locali e bar in ogni angolo, la formula aperitivo si distingue in due varianti: asporto ( 1,5/ 2 euro a spritz o birra senza stuzzicchini) o classica (media 5 euro per cocktail o birra con stuzzichini).
A cena ci spostiamo alla LocandaCerriglio, tipica trattoria napoletana con un buon menù, ma niente di eclatante: servizio impacciato e conto sopra la media. Non consiglio.
Se siete in città la vigilia dell’Epifania consiglio invece un giro goliardico in Piazza Mercato per la fiera dei giocattoli della befana, dove i napoletani si riuniscono per gli acquisti dell’ultimo minuto a prezzi ribassati (se siete claustrofobici e “fighetti” girate altrove 😛).
Terzo giorno
Dopo la classica colazione a base di sfogliatella, è l’ora di visitare un’altra zona della misteriosa Napoli Sotterranea, questa volta in pieno centro storico: l’ingresso è in piazza San Gaetano, proprio a fianco dell’omonima chiesa. Un tour davvero particolare e consigliato, con sorpresa finale!
A malincuore ho dovuto rinunciare a visitare il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, conservato nella cappella di San Severo causa lunghissime code. Prenotate con anticipo perché è una meraviglia e non fate il mio errore di lasciarvela scappare.
Per pranzoeccoci all’osteria Santa Chiara.
Locale informale con menù tipico e adattamenti ben bilanciati. Consiglio l’antipasto misto per l’alta qualità delle materie prime, la tipica pasta e fagioli e il dolce migliaccio. Ottimo vino della casa . Buon rapporto qualità prezzo. 25/30 euro a testa.
Nel pomeriggio, la comodità della metro ci porta in zona Vomero per la visita a Castel Sant’Elmo e per una vista pazzesca, sul golfo e la città, da togliere il fiato.
Si fa buio e l’ora di ritornare in aeroporto per prendere l’aereo di ritorno a casa si avvicina, ma cosa fare prima di salutare Napoli??? Mangiare una pizza!!! La pizzeria da Di Matteo è la prescelta e questa volta niente delusione. Ho ordinato una pizza fritta e una classica di bufala e nonostante le dimensioni ne avrei mangiata una terza (no, non ho il verme solitario 🤣)!
Un ultimo limoncello e prendiamo il taxi con una malinconia tremenda, ciao Napoli.. a presto!