Immaginate la forchetta che affonda in una fetta di questa mia torta, trapassando uno strato di cioccolato fondente croccate, uno di caramello salato filante e una base di frolla al cacao burrosa e profumata. Non è venuta voglia di farla anche a voi??
In una ciotola unite lo zucchero con il burro ammorbidito e lavorate fino ad ottenere una crema, quindi aggiungete l’uovo. Incorporate anche la farina, il cacao, la vaniglia, il sale ed il lievito.
Una volta ottenuto un impasto omogeneo, formate una palla ed avvolgetela nella pellicola. Fate riposare in frigorifero per almeno 1 ora. Trascorso il tempo, riprendete l’impasto e 3/4 stendeteli su un piano infarinato con l’aiuto di un mattarello. Spostatelo successivamente all’interno di uno stampo per crostate imburrato ed infarinato, e rimuovete le parti di frolla in eccesso.
Con una forchetta forate la base. Cuocete in forno a 175 °C per 20-25 minuti circa e fate poi raffreddare.
Intanto preparate il caramello, mettendo lo zucchero in un pentolino sul fuoco. Mescolate con un cucchiaio di legno fino a quando lo zucchero non inizia a cristallizzarsi.
A parte riscaldate la panna e, quando lo zucchero si sarà caramellato, aggiungetela pian piano. Continuate a mescolare fino ad ottenere un composto cremoso.
A fiamma spenta aggiungete quindi il burro e il sale e mescolate. Versate il caramello salato nel guscio di frolla e riponete in freezer per 1 ora.
Dedicatevi ora alla ganache, tritando grossolanamente il cioccolato. Dopo aver portato ad ebollizione la panna, aggiungete il cioccolato e mescolate fin quando non sarà del tutto sciolto. Lasciatelo quindi intiepidire.
Versate il cioccolato sul caramello e mettete in frigo per 1 ora. Infine decorate la torta a piacere con la rimanente pasta: io ho fatto dei cuoricini con la stampino, cotti in forno 15 minuti a 170.
Un paio di weekend lunghi divisi tra il Chianti, la val d’Orcia e la strada del Sagrantino in Umbria.
Cultura, paesaggi pazzeschi, cantine e cultura gastronomica da premio. Un meraviglioso itinerario alla scoperta delle meraviglie del centro Italia.
Febbraio, sera di San Valentino: partiamo in direzione Firenze per spezzare il viaggio e goderci una cena in autogrill nella serata più romantica dell’anno (ironia portami via!). Dopo una notte ristoratrice, ci prendiamo la mattina per una passeggiata in città e visitare gli Uffizi (visti e rivisti, ma è sempre un piacere).
Partiamo quindi in direzione del vicino Chianti per la visita all’ AZIENDA AGRICOLA ALTIERO, a Greve in Chianti. Dopo la visita alla cantina, si parte con la degustazione dei loro vini abbinati a piatti del territorio cucinati direttamente dalla proprietaria, esperienza che ricorderò per sempre e che consiglio vivamente: vista mozzafiato, vino, buon cibo, racconti di vita da parte dei proprietari, che meraviglia!
Ripartiamo, destinazione Umbria. Il viaggio non è breve e io ne approfitto per dormicchiare. Arriviamo a Gubbio in una splendida Villa, adibita a b&b: Villa Montegranelli, in stile liberty, spettrale e affascinante (la prima notte eravamo gli unici ospiti, inquietante ve lo dico).
Per cena ho scelto una tipica trattoria umbra, ruspante e familiare: Trattoria picchio verde, nel centro di Gubbio. Un camino accesso dove cucinare ottimi tagli di carne (filetto consigliatissimo) salumi a Km 0, paste al tartufo e vino rosso della casa pazzesco. Conto onestissimo e servizio adorabile.
L’indomani, dopo una lauta colazione (avevamo il buffet tutto per noi ehehe), ci dedichiamo alla visita di Gubbio: il palazzo dei Consoli, piazza Grande, il Palazzo Ducale e le sue strade medievali tutte da scoprire. Ripartiamo in direzione Montefalco. La strada del Sagrantino con i suoi dolci colli: che meraviglia. Visitiamo la cantina Montioni, anch’essa a conduzione familiare: proprietario gentilissimo e un vino pazzesco. Per pranzo scegliamo poi un posticino carinissimo al centro di Montefalco, Olevm ristorante, dove alla fine di un tagliere di ottimi salumi (ancora siiiii) , un piatto di strangozzi al tartufo (pazzeschi!) e una fetta di crescionda di Spoleto (dolce tipico umbro) abbiamo visitando rotolando lo splendido borgo di Montefalco, per poi ripartire per la successiva tappa.
Ci immergiamo nella sacralità di Assisi, con le sue chiese medioevali, la Rocca, una scenografica piazza comunale e una vista meravigliosa sulle colline umbre già pronte a lasciarsi il lungo inverno alle spalle e attendere l’imminente primavera.
Gubbio e la villa spettrale – ormai animata da turisti arrivati per il weekend – ci attendono. Si cena in un elegante e raffinato ristorante nel centro della cittadina, Porta Tessenaca. Innamorata pazza di una millefoglie di castagne con pecorino e tartufo e il cinghiale stufato in salsa di Sagrantino. Il tutto è stato annaffiato da un rosso dell’azienda Arnaldo Caprai di Montefalco, godibile e corposo.
Il mattino dopo, la vista delle castagnole di carnevale sul buffet della colazione mi ha fatto resuscitare (mangio sempre ciao!), riuscendo a cambiare i piani di viaggio e proporre di “scappare al mare “. La vicina Senigallia, con il suo mare invernale e il sole tiepido: che meraviglia! Un buon pranzo di pesce al Ristorante Da Carlo e si riparte verso casa.
Seconda parte. Novembre, venerdì pomeriggio partiamo con metà la val d’Orcia. Arriviamo a Montalcino in orario aperitivo e dopo una visita alla cittadina adorabile e pittoresca, ci godiamo un immancabile Brunello da Le logge di Piazza, localino nel centro della cittadina dove guastare ottimi vini.
Dopo una veloce doccia in hotel la cena ci attende (evviva). Il ristorante Fonte alla Vena (a San Quirico d’ Orcia) ha tutte le caratteristiche per essere messo nella lista dei posti “prefe della vita”. Semplice, senza fronzoli, elegante nell’anima non negli arredi. Qualità degli ingredienti pazzesca e servizio lodevole. Consigliata la pappa al pomodoro, i crostoni, le paste fresche, e il capocollo di cinta sienese alla griglia. Buon rapporto qualità prezzo.
L’indomani si parte alla volta di Montepulciano, ma nel tragitto ci fermiamo per visitare due località della val d’Orcia: Bagno Vignoni (una frazione di San Quirico d’orcia), borgo meraviglioso con la caratteristica di avere delle terme romane e in particolare una vasca di acqua sulfurea nel mezzo del borgo che crea un’atmosfera romantica mai vista e Pienza, inclusa dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità. Un piccolo capolavoro architettonico dalle forme armoniose, una vera e propria opera d’ arte.
Arrivati a Montepulciano ci dedichiamo immediatamente alla visita delle cantine storiche presenti nel centro della città: le aziende vitivinicole che hanno la loro sede al centro del paese sono una rarità, e quindi una peculiarità di Montepulciano! Esse sono scavate nella roccia della cittadina e nascondono un mondo misterioso e molto affascinante. Nella Cantina Crociani, prenotando, si può effettuare una vera e propria degustazione dei vini principali che la contraddistinguono (Montepulciano Riserva il mio preferito), accompagnata da pane e olio di loro produzione e pecorino di Pienza. Ve la consiglio perché meno commerciale rispetto alle altre cantine della cittadina, Contucci, Talosa, De Ricci, dove senza prenotazione è possibile visitare i locali e assaggiare qualche vino, ma in modo non conviviale come deve essere fatta una visita in cantina.
Pranziamo (sempre prenotando mi raccomando!) alla Vineria di Montepulciano, un localino piccino piccino dove si servono piatti della tradizione e soprattutto i miei amati taglieri a base di salumi, formaggi locali, crostoni e altre leccornie goduriose.
Un massaggio nella spa dell’ hotel (a Chianciano Terme- Hotel Villa Ricci) e una nuotata in piscina mi hanno rimessa al mondo e pronta per affrontare la cena. Un veloce aperitivo al PerBacco e quindi l’Osteria Acquacheta ci attende con la sua confusione sana e becera. Ci troviamo a tavola con un’altra coppia (così come tutti i clienti) e quindi a condividere il tavolo, perché ci spiegano, le tradizioni dell’osteria sono mantenute al 100%, così come bere vino e acqua nello stesso bicchiere! Opinabile, ma contraddire l’oste non è cosa consigliata! Assaggiamo la loro pasta fatta in casa, pici al ragù d’anatra: deliziosi! E a seguire la regina indiscussa: la Fiorentina! Scegliamo un pezzo da 1,6 kg con contorni del giorno e vi dirò che ne avrei mangiata ancora,:valutate bene il peso di una bistecca cruda, perché poi una volta cotta la resa è decisamente minore. Concludiamo con cantucci artigianali e vin santo e un pensiero speciale al nostro fegato 🙂
Un giretto notturno per la cittadina, magica, con le luci di Natale e un silenzio assordante che fa quasi male.
Il giorno dopo, la sveglia è lenta e dopo colazione ci dirigiamo verso Siena. Piazza del campo con il suo palazzo pubblico, il Duomo, i vicoli nascosti e le osterie vecchie e sagge, e il corso ricco di negozi. Pranziamo in un localino che però non vi consiglierò perché non mi ha entusiasmata: Osteria da Trombicche.
Ripartiamo alla volta di Monteriggioni, borgo medioevale che domina su tutto il territorio circostante. Circondato da una cinta muraria perfettamente intatta, affascinò persino Dante Alighieri, che lo citò nella sua Divina Commedia.
Salutiamo la Toscana con un fetta di Panforte (dolce tipico a base di miele e frutta candita ) e…arrivederci!
Ogni volta che preparo un dolce al limone, la casa viene inondata dal suo dolcissimo profumo. Che meraviglia!
Delicata e golosa, con un cuore di crema al limone, il retrogusto di mandorla la rende veramente speciale! Adatta in ogni occasione, anche a fine pasto o per un tè al pomeriggio con le amiche (che chic!).
INGREDIENTI PER LA FROLLA:
2 bicchieri di farina di riso ( 250 g.)
3 cucchiai di farina di mandorle ( o mandorle tritate finemente)
2 uova
50 grammi di burro
2 cucchiai di olio di riso
Aroma alla mandorla
3 cucchiai di zucchero di cocco integrale
3 cucchiai di acqua
Una bustina di lievito
INGREDIENTI PER LA CREMA:
1 uovo intero e un tuorlo
50 grammi di burro
1 limone bio spremuto
Buccia grattugiata di un limone
2 cucchiai di zucchero bianco
PROCEDIMENTO:
Per la frolla unite le uova allo zucchero e, con una frusta, formate una crema. Aggiungete il burro ammorbidito e l’olio, e pian piano anche la farina. Unite il lievito, l’aroma e l’acqua, mescolate fino ad ottenere un composto liscio e morbido. Nel frattempo occupatevi della crema: in un pentolino unite tutti gli ingredienti, tranne il succo. Dopo 5 minuti unite il succo di limone e mescolate con energia, finché non si sarà formata una crema liscia e senza grumi.
Versate metà del composto in una tortiera e farcitelo con la crema (al centro), ricopritelo con l’altra parte del composto e infornate a 180 gradi per 30 minuti .
Una volta raffreddata, spolverate con zucchero e velo e servite.
Buon lavoro!!!
E taggatemi nelle vostre storie o foto su Instagram se preparate le mie tortine! @polpettefiocchievaligie
Ogni volta è sempre un‘emozione. Forse è per questo che è chiamata “la città dell’ amore“, perché ha la capacità di suscitare sentimenti con il suo fascino boehmienne, i locali della belle epoque, le Boulangerie, i viali alberati e i palazzi in stile Haussmann.
Anche due giorni possono bastare per cogliere l’anima di Parigi e catapultarsi nella sua magia.
Ho viaggiato partendo da Bergamo Orio al Serio con un volo delle 6.30 e arrivando a Parigi Beauvais per le 8 circa. Ci sono due possibilità per arrivare in città: o il classico taxi o il pullman. Ho optato per la seconda opzione al costo di 17 euro a viaggio (seguendo le indicazioni potete trovare la biglietteria e il posteggio dei pullman, è molto semplice) . Il viaggio è stato più lungo del previsto per l’ora di punta; arrivata in città porto i bagagli nell’appartamento preso in affitto su Airbnb e vado subito a salutare lei… il simbolo emblematico di Parigi.. la Tour Eiffel! Bella e maestosa come sempre, con la pioggia e la nebbia che la avvolge è ancora più suggestiva.
La seconda tappa è Montmartre, molto nota per la Basilica del Sacro Cuore posta sulla sua sommità e per essere stato il centro della vita dei bohémien durante la Belle Époque. A mio avviso uno dei luoghi più romantici di Parigi, bucolica e trasgressiva, da vedere assolutamente il muro del ti amo, la Place du Tertre (dove si ritrovano molti artisti di strada) , il cimitero di Montmartre e ovviamente il Moulin Rouge.
Rimango in zona per pranzo in un ristorantino intimo e caratteristico: Le Poulbotde Montmartre. Piatti tradizionali semplici e clima conviviale, ottima l’anatra al forno accompagnata dalle immancabili patatine fritte francesi.
La successiva tappa è dedicata al mercato delle pulci di Saint-Ouen, un labirinto di chioschi dedicati al mondo vintage e dell’usato. Molto interessante per gli appassionati! Si può trovare di tutto, anche gli oggetti più strampalati.
La stanchezza del primo giorno si fa sentire e uno spuntino è quello che ci vuole. Ci sono molte pasticcerie meritevoli di essere visitate come per esempio: Angelina 226 rue de Rivoli, 1st arrondissement , famosa per una delle cioccolate calde più buone di Parigi; Sebastien Gaudard 1 rue des Pyramides, 1° arrondissement; Le Meurice 228 rue de Rivoli, 1st arrondissement dove le meravigliose creazioni di Cèdric Grolet hanno riscosso così tanto successo all’Hotel Meurice che il talentuoso pasticciere ha aperto una vera pasticceria proprio all’interno dell’hotel; Odette 77 rue Galande, 5° arrondissement, famosa per i suoi bignè rotondi e invitanti ; Laduree (sparsi un po’ per tutta la città) con i suoi famosi e colorati macarons.
Avere un alloggio in una posizione centrale a mio avviso è fondamentale. Le metro nelle grandi città sono comode e in poco tempo permettono di spostarsi ovunque in poco tempo, ma ricordiamo sempre che stanchezza, meteo instabile e tempo risicato potrebbero non facilitare le cose, quindi a Parigi alloggiare nei primi arrondissement è l’ideale.
Per la cena opto per una tipica e storica brasserie (ce ne sono molte in città, evitate quelle troppo turistiche che sono solitamente nelle zone più centrali e conosciute) e Grand cafe capucines in 4 Boulevard des capucines rispecchia il posto ideale, tipicamente parigino, per gustare i piatti tradizionali. Sembra che questi locali siano rimasti indenni al tempo che passa, sembra infatti di essere catapultati ai tempi della Belle époque dove vivere l’autentica vita parigina. Tra i piatti da non perdere La soupe à l’oignon(zuppa di cipolle) le escargot (lumache) il foie gras ( di oca o di anatra) la tartare (nella ricetta tipica con l’uovo crudo) Bourguignon, Quiche salate, soufflé, creme brulèe ovviamente i formaggi. Il tutto accompagnato da vini francesi come Bordeaux o Champagne (ça va sans dire)!
Immancabile è la visita alla terrazza Trocadero, per una vista indimenticabile della Tour Eiffel: emozionante in notturna e fortemente “instagrammabile” di giorno 😉
Le petit déjeuner (colazione) è un altro appuntamento immancabile nella Ville Lumiere: patisserie e boulangerie offrono croissant freschi, pain au chocolat, tartallette e baguette appena sfornate; Gourmandises Paris è una pasticceria che mi ha fatto e vi farà innamorare dei suoi prodotti da forno tipici parigini.
Altra tappa obbligata è il Cimetière du Pére-Lachaise, il famoso e storico cimitero dove sono sepolti anche Jim Morrison e Oscar Wilde, con un’atmosfera romantica e spettrale allo stesso tempo.
Un salto sugli Champs-Élysées per un veloce shopping e una passeggiata tra i viali alberati per raggiungere Place de la Concorde e ammirare la sua maestosità e opulenza.
Per pranzo, restando in zona, Le Soufflé – come anticipa il nome – è un posticino tipico dove poter gustare soufflé di ogni tipo, dolci e salati (se siete in coppia o in gruppo non prendete solo soufflé, ma optate anche per altro perché troppi potrebbero stufare).
Saluto Parigi con una passeggiata al Mercatino di Natale già allestito al giardino delle Tuileries e una visita esterna al Louvre (con annesso servizio fotografico eheheh).
Qualche anno fa il mio medico ipotizzò per me (tra le tante!) anche un’ intolleranza al cacao. Il mondo mi crollò letteralmente addosso. Ricordo che uscita dall’ospedale dopo le analisi mangiai un’ intera confezione di cioccolatini Ferrero Rocher, dicendogli addio (rischiando il coma ipoglicemico). Fortunatamente i risultati furono negativi e io molto felice ne mangiai altri per festeggiare… ovviamente!
La mia crostata super cioccolatosa ricorda molto il sapore dei famosi cioccolatini, per la presenza delle nocciole piemontesi che ho aggiunto alla frolla e nelle crema al cioccolato, e vi dico che il risultato è spettacolare.
Ho usato il burro, non giudicatemi… provatela 😉
Ingredienti:
Per la frolla:
2,5 bicchieri di farina 00
125 grammi di burro
4 cucchiai di zucchero
100 grammi di nocciole sgusciate
2 uova
Per la crema:
100 grammi di cioccolato fondente
100 grammi di cioccolato al latte
3 cucchiai di latte o panna da montare
Procedimento:
In una terrina versate farina, uova e zucchero. Lavorate con una forchetta e aggiungete metà delle nocciole tritate grossolanamente e in seguito formate una palla a mani nude, liscia e omogenea. Riponete in frigorifero per 20 minuti.
Nel frattempo sciogliete a bagnomaria il cioccolato con il latte (panna) aggiungendo un quarto cucchiaio se la crema si è asciugata troppo.
Imburrate una tortiera per crostate, e stendete la frolla formando una leggera conca al centro, bucherellandola con una forchetta. Spalmate la crema al cioccolato e ricopritela con il resto delle nocciole tritate. In forno per 25 minuti a 180 gradi e godetevela tutta!!!
Il 2020 è alle porte, e anche nel mondo “hairstyle” c’è aria di cambiamento e di un ritorno all’effetto naturale, con una soluzione innovativa: il Mushroom Blonde, né biondo né castano. Un ibrido adatto a chi vuole dare una ventata di aria fresca al proprio castano o biondo scuro con un effetto che si ispira letteralmente alle lamelle dei funghi.
È il colore perfetto per chi cerca un forte contrasto tra il proprio tono naturale e sfumature platino, evitando le invadenti colorazioni classiche. La differenza tra il Mushroom Blonde e altre colorazioni simili è il contrasto tra la base marrone e le ciocche più chiare che, partendo dalla base, incorniciano il viso, illuminandolo.
Questo effetto si adatta anche a molte acconciature, creando un movimento morbido dato dal forte effetto cromatico.
Nei saloni degli hairstylist che dettano le mode se ne parla già e si preannuncia un effetto virale… io me ne sono innamorata e ho voluto provarlo! La mia base naturale è un biondo scuro cenere, e l’effetto ottenuto è pazzesco!
Quando si parla di recensioni si pensa subito alla famosa piattaforma che racchiude milioni di opinioni su viaggi, alberghi, ristoranti e varie attività. Tutti la conosciamo e per molti (moltissimi) è diventata ormai una sorta di Bibbia, un guru telematico a cui affidare il futuro delle proprie vacanze, dei pasti fuori casa e di tante disparate attività.
Per scrivere una recensione su Tripadvisor è necessario dichiarare che questa è unicamente frutto della propria esperienza personale, e che non si ha alcun rapporto professionale o commerciale con il recensito né, tanto meno, si è stati pagati per scrivere la stessa.
Ed è qui che vorrei soffermarmi : “esperienza personale“ . Ognuno è libero di esprimere la propria opinione e la libertà di pensiero è insindacabile, ma siamo proprio sicuri dell’attendibilità delle opinioni che leggiamo ogni giorno? La loro influenza è sana e concreta o è solo frutto di consumatori sconosciuti il cui curriculum di vita non è menzionato in nessun angolo del web?
La sottile linea tra oggettivo e soggettivo diventa ancora più fine quando ignoranza, rancore ed euforia intervengono, per non parlare dei cosiddetti “gufo”. Ossia profili falsi che scrivono recensioni fitte di calunnie e maldicenze nei confronti dei soggetti presi di mira.
Anche le guide più famose si fondano su recensioni e opinioni, operate però da professionisti che hanno criteri specifici e retti da studi ben articolati.
Gratius ex ipso fonte bibuntur aquaer, verrebbe da dire.
Ovvero: “L’acqua si beve più volentieri se la li attinge dalla fonte”…
“Al contadino non far sapere, quant’è buono il form… cioccolato con le pere” .
Caro contadino, la vuoi una fettina della mia crostata? Uno strato di marmellata di pere (fatta da me) e uno strato di cioccolato fondente, in una frolla senza burro morbida e profumata.
Coraggio, mani in pasta!
Ingredienti:
125 grammi di farina di 00 (1 bicchiere)
125 grammi di farina di riso
1 uovo e 1 tuorlo
1 pizzico di sale
3 cucchiai di zucchero di canna
6 cucchiai di olio di riso
1 cucchiaio di lievito
Marmellata di pere
100 grammi di cioccolato fondente
2 cucchiai di latte o bevanda vegetale
Procedimento:
In una terrina unite le uova, lo zucchero, l’olio e il pizzico di sale e mescolate. Unite pian piano la farina e il lievito, trasferite su un piano infarinato e con le mani formate una palla liscia (sarà pronta quando non appiccicherà più alle mani), quindi dividetela in 3 parti. Stendete una parte con un matterello e trasferitela in una tortiera per crostate, bucherellatela con una forchetta e farcite con la marmellata (senza esagerare). Stendete anche la seconda parte e nel frattempo sciogliete il cioccolato fondente aggiungendo il latte e formando una crema liscia. Trasferite la seconda frolla coprendo con delicatezza la marmellata e farcite con la crema al cioccolato. Con la terza parte usate la fantasia e decorate a piacere: io consiglio sempre per le crostate l’utilizzo di stampini per biscotti. Infornate per 25 minuti a 170/180 gradi.
Adoro vedere le donne che inseguono i propri sogni. In molti ambienti, purtroppo, ancora oggi vige una sorta di maschilismo consuetudinario dove vedere il gentil sesso lavorare gomito a gomito con i colleghi maschi è raro. Anche nel mondo della cucina e della ristorazione le donne che spiccano sono ancora poche, ma si intravedono spiragli di luce nel buio. Uno di questi si chiama Monica Travini: classe 1990, bellissima e con la passione per la pasticceria e le pizze Gourmet. Talent italian chef 2018-19 e una carriera tutta in ascesa.
Facciamoci una chiacchierata!
Iniziamo dalle origini: hai sempre sognato di diventare una chef o è una passione nata per caso?
Inizialmente mi appassionava il mondo dell’arte. I miei studi son partiti dal liceo artistico per proseguire all’accademia di belle arti. L’interesse per la pasticceria e i lievitati, in particolare la pizza, si sono sviluppate nel tempo grazie all’attività di famiglia e alla conoscenza con professionisti del settore che mi hanno trasmesso la loro passione.
Hai frequentato corsi professionali o scolastici in cui hai imparato a cucinare?
La passione crescente mi ha portata a frequentare parecchi corsi di formazione e tuttora continuo ad aggiornarmi e a studiare. I più significativi per la mia crescita sono stati “panettone e grandi lievitati” con il maestro Giorilli e “l’università della pizza” al Mulino Quaglia. Mi hanno permesso di capire la strada da percorrere.
Chi è il tuo guru della cucina, da cui trai ispirazione?
In realtà non ne ho uno in particolare. Seguo Luca Montersino per il suo essere trasversale in tutti i campi dell’ambito della cucina. Renato Bosco e Gabriele Bonci per quanto riguarda la pizza, diverse ottiche e concezioni per arrivare all’eccellenza del prodotto. Cedric Grolet in pasticceria ma anche Nicholas Bacheyre, Emmanuele Forcone e Iginio Massari.
Consiglieresti questa professione, anche se comporta sacrifici?
Credo che come ogni scelta vada fatta con il cuore, devi sentirlo dentro di te! Questa è la strada che voglio percorrere, che sento adatta a me. Difficoltà e gratificazioni comprese.
Parlando di dolci: sei una tradizionalista o segui anche l’onda del momento, ovvero ricette adatte a intolleranti, vegani, senza burro, senza uova, senza glutine?Credo che attualmente la pasticceria stia andando oltre. L’era dei “senza” è superata. Ora, a mio avviso, si punta ad abbassare la quantità di zucchero all’interno delle ricette. Si sperimentano dessert alle verdure, al tartufo, Si prediligono i contrasti, sale alla ribalta il gusto acido. È un’evoluzione continua.
Ci lasci una tua ricetta?
Certo, la mia Sbrisolona Mantovana!
INGREDIENTI:
400 grammi di farina debole
400 grammi di farina gialla di storo (farina di mais)
6 g. di sale
10 g. di lievito baking
400 g. di zucchero semolato
400 g. di burro fresco a dadini
2 bacche di vaniglia
110 g. di tuorli
400 g. di mandorle con buccia ( intere e a pezzi)
PROCEDIMENTO:
Impastate il burro freddo a dadini con le farine e la polpa della vaniglia, inserite zucchero, sale e lievito, quindi gradualmente i tuorli sino ad ottenere la consistenza desiderata. Inserite a mano le mandorle a pezzi. Disponete l’impasto sbriciolato all’interno delle tortiere e sistemate le mandorle intere sulla superficie della torta. Cuocete a 170° per 20 minuti, poi a 140° per altri 40 minuti e infine altri 30 minuti a 100°.
La tristezza mi ha sempre ispirato nuove ricette in cucina. Impastare e creare è il mio toccasana per scacciare dalla testa pensieri negativi e guardare avanti. Questa settimana ho perso la mia nonna paterna e nei momenti bui anche il cibo può darti conforto.
Ecco allora le mie tortine super cioccolatose, super golose e.. attenzione… creano dipendenza!
INGREDIENTI per 12 tortine:
250 grammi di farina di riso (2 bicchieri)
150 grammi di cioccolato fondente
3 cucchiai di cacao amaro
2 manciate di gocce di cioccolato
2 uova
50 grammi di burro
3 cucchiai di olio di riso
4 cucchiai di zucchero di canna
1 bustina di lievito vanigliato
PROCEDIMENTO:
Sbattete le uova con lo zucchero, aggiungete l’olio formando una crema liscia. Nel frattempo sciogliete a bagnomaria il cioccolato con il burro. Aggiungete la farina alla crema e, una volta amalgamato il tutto, unite il cioccolato sciolto con il burro, il cacao amaro e le gocce di cioccolato.
Versate in stampini per muffin o mini tortine e cuocete a 180 gradi per 20/25 minuti.